La società di publishing maggiormente rappresentata, verrebbe da aggiungere “anche quest’anno”, è la Universal Music Publishing. Il colosso francese, infatti, piazza tra gli autori del Festival un buon numero di sue firme, alcune delle quali strapresenti. È infatti in capo a questa azienda che opera Davide Petrella, che per intendersi è comunque l’autore più certificato, parlo di dischi di platino e d’oro, già l’anno scorso, nonché una delle firme più capaci degli ultimi anni. Sue sono, tra gli altri, a parte Diodato e Giuliano Sangiorgi dei Negramaro nessuno firma in solitaria canzoni, sui trenta brani presenti, Apnea di Emma, Casa mia di Ghali, Click boom di Rose Villain, una delle migliori in assoluto secondo chi scrive, sicuramente la più sorprendente, e Un ragazzo e una ragazza dei The Kolors. Ecco, per dire, ItaloDisco, vero tormentone dell’estate 2023, portava anche la sua firma, come del resto Due vite di Marco Mengoni e Cenere di Lazza, per guardare più indietro al Sanremo 2023. Tanto per essere precisi, di questi quattro brani solo Emma è del catalogo discografico Universal, mentre le altre tre fanno capo a Warner, la vera mangiatutto di questo Festival. Poi ci torniamo. Con quattro brani, sempre di Universal Music Publishing, c’è Jacopo Ettorre. Lui firma Fino a qui, di Alessandra Amoroso, Governo Punk, dei BNKR44, Il cielo non ci vuole, di Fred De Palma, e Tuta gold di Mahmood. Nel suo caso gli incroci sono ancora più articolati, perché la Amoroso è della Sony, i BNKR44 di Bomba Dischi, ma distribuiti Universal, Fred De Palma è Warner e solo Mahmood è Universal. Andiamo avanti. Paolo Antonacci, taleuntoso figlio di Biagio Antonacci e Marianna Morandi, quindi nipote di Gianni, dico questo più per alleggerire la pesantezza di una sequela di dati, è evidentissimo come il giovane Paolo sia già un grande professionista del songwriting, firma Sinceramente di Annalisa, sue le firme, anche sue le firme di tutte le ultime hit della regina del pop italiano, Apnea di Emma, e I p’ me, tu p’ te di Geolier. Paolo Antonacci è della Eclectic di Stefano Clessi, agenzia tutta italiana che negli ultimi anni ha sfornato una bella marea di hit. Quindi, Antonacci firma in qualche modo da indipendente brani per un po’ tutte le major, Annalisa e Geolier sono della Warner, Emma della Universal. Andiamo in pace. Cheope, al secolo Alfredo Rapetti Mogol, figlio di Giulio Rapetti Mogol, uno dei principali autori di testi del pop italiano da trent’anni a questa parte, firma Onda alta di Dargen D’Amico, Mariposa di Fiorella Mannoia e Ma non tutta la vita dei Ricchi e Poveri. Lui ha da pochissimo firmato col colosso Curci Edizioni, e porta a casa canzoni in capo alla Universal, Dargen, alla Sony, nel caso di Fiorella Mannoia in solitaria, con la DM produzione nel caso dei Ricchi e Poveri. Altro nome che vi sarà capitato di vedere nei credits di un buon numero di hit, se siete tra quanti vanno a sfrugugliare tra gli autori, è quello di Francesco Catitti, detto Katoo. Lui è della Universal Music Publishing, toh, e firma a Sanremo 2024 Diamanti grezzi di Clara, Tuta Gold di Mahmood e Un ragazzo una ragazza dei The Kolors. Clara e Mahomood sono della Universal, Clara è anche di Universal Music Publishin come autrice, e anche lei firma il suo brano, The Kolors sempre della Warner. Katoo, tanto per dare qualche info in più, ha firmato recentemente Due di Elodie, tra le altre. Altro artista in capo alla Curci Edizioni è Edwyn Roberts, un passato anche come concorrente di Amici. Lui firma i brani di Dargen D’Amico e i Ricchi e Poveri, come Cheope, sempre di Curci, e Capolavoro de Il Volo. Il Volo sono della Sony. Sempre di Curci è Stefano Marletta, che firma con Edwyn Roberts il brano del Il Volo, e con Roberts e Cheope anche Dargen D’Amico e Il Volo.
Quest’anno, sorprendentemente, solo due sono le canzoni di colui che a lungo è stato considerato una sorta di Re Mida del pop, lo è ancora, solo che dirada un po’ le sue uscite, evidentemente, almeno su Sanremo, Dario Faini da Ascoli, meglio noto come Dardust. Dardust che è in capo a Universal Music Publishing, da sempre, e che firma Madame e Angelina Mango La noia della stessa Angelina Mango, e con Francesco Renga e Diego Mancino, quest’ultimo da poco tornato in Universal Music Publishing, il brano Pazzo di lei di Francesco Renga e Nek. La prima è dell’etichetta di Marta Donà, supermanager musicale, La Tarma Records, distribuita da Ada Music, in capo a Warner, i secondi di Sony Music, almeno come progetto congiunto, Nek sarebbe di Warner. Di solito collabora con Cheope, i due insieme hanno firmato decine e decine di hit, tra cui molti dei tormentoni estivi degli anni passati, Federica Abbate, a lungo e tuttora regina delle autrici italiane approdata a Universal Music Publishing ai tempi della vittoria del primo contest per autori, Genova per voi, e tuttora in quella casa. Lei firma i brani di Fiorella Mannoia e Alessandra Amoroso, che per la cronaca ha tra i suoi autori anche Takagi e Ketra, superproduttori in capo a Sony Publishing. Entrambi i brani sono della Sony. Altro hitmaker di un certo lustro, per altro finito per qualche tempo sotto i riflettori per lo scambio di battute al vetriolo avute con Morgan è Davide Simonetta. Lui è in Eclectic di Stefano Clessi, parlo di edizioni e di management, e quest’anno firma Sinceramente di Annalisa, ha firmato tutte le sue ultime hit, ma anche, per dire, Tango di Tananai, e il brano di Geolier. Anche Michelangelo è in capo a Eclectic, anche come management. Famoso per essere in qualche modo il deus ex machina del progetto Blanco, Michelangelo firma Geolier e Ghali. So che questo lungo elenco può sembrare ostico, ma a guardarlo come si fa quando si cerca di capire i movimenti di un serial killer, le foto attaccate con le puntine su una lavagna, i fili a correre tra un luogo e un volto e l’altro, si capisce come spesso i brani che andiamo a sentire, quelli che Amadeus ci ha detto lo hanno convinto perché non scritti apposta per Sanremo, la canzone festivaliera mai come quest’anno è morta, venti brani su trenta uptempo e con la cassa dritta, sono stati partoriti dalle medesime menti, immagino spesso in sessioni di scrittura che non necessariamente hanno visto la presenza dell’interprete, la firma di buona parte degli interpreti sui propri brani, quasi nella totalità dei casi, è spesso frutto di accordi atti a spartire anche qualche spiccio di Siae, più che un vero e proprio essere intervenuti in fase di scrittura. Chiudono questo lungo elenco di autori e editori che hanno la firma in più di un brano due nomi. Il primo è quello di Andrea Ferrara, meglio noto come Sixpm. Con una vastissima carriera come produttore e autore, è emerso nel mainstream, come nome, quando Jovanotti ha collaborato con lui per I Love You, Baby, brano che sanciva dopo lungo tempo il suo rientro in vetta alla classifica dei singoli, Sixpm lavora per BMG, ma ora è in procinto di firmare con Sugar. Lui firma Finiscimi di Sangiovanni e Click Boom di Rose Villain, il primo con appunto la Sugar. Il sodalizio con Rose Villain, nato a New York, dove ha vissuto, è ancora solidamente attivo. Lui firma Finiscimi di Sangiovanni e Click Boom di Rose Villain, il primo con Sugar. Il sodalizio con Rose Villain, nato a New York, dove ha vissuto, è ancora solidamente attivo. Lui è della BMG Publishing. Il secondo nome, classe 1998, è quello di Julien Boverod da Aosta, in arte JVLI. Lui firma il brano di Emma e di Fred De Palma, e a lui si devono già i successi proprio di quest’ultimo, tra gli altri. È amministrato da Sony Publishing, la meno appariscente delle major editoriali, presente anche con Gazzelle e comunque in sei brani, a volte in compartecipazione con altre aziende. Ci sono ovviamente anche altri nomi interessanti, a leggere la lista degli autori, come Riccardo Zanotti, editorialmente di BMG, che si muove con i La Sad e la loro Autodistruttivo, o come la già citata Madame, della Sugar, il giovanissimo Alessandro La Cava, classe 2000, che nel 2022 era uno dei più presenti, sue Farfalle di Sangiovanni, Ti amo e non lo so dire di Noemi, Insuperabile di Rkomi e Virale di Matteo Romano, l’anno scorso presente con la strepitosa Furore di Paola e Chiara e poi fisso in classifica con le canzoni Ci pensiamo domani e Che t’o dico a fa di Angelina Mango (ma ne ha firmate già un fottio, fidatevi), lui in capo a Universal Music Publishing stavolta in calce ai crediti di Clara, ultimo tra gli autori blasonati, Lorenzo Vizzini, di BMG Publishing, sua Supereroi di Mr Rain, l’anno scorso, anche sua, e buona parte dei brani di Zerosettanta, triplo album di Renato Zero, quest’anno presente nei crediti sempre di Mr Rain, con Due altalene.
Insomma, se davvero quest’anno Amadeus dovesse decidere di dare un ulteriore spazio agli autori, le mitiche presentazioni di un tempo che mettevano in risalto i nomi di Nisa, Migliacci, Pace e Panzeri, per dirne qualcuno, hanno fatto la storia del Festival, magari facendoli salire sul palco col vincitore una volta annunciato l’esito finale, non ci sarà molto da sbattersi, perché i nomi non sono poi così tanti, nonostante i trenta brani in gara. Ciò detto lungi da me allestire un qualche teatrino che vuole dietro questa lista una sorta di consorteria oscura, di favoritismi o altro, le canzoni funzionano o non funzionano, e non c’è niente di più normale, per un cantante, che rivolgersi ai nomi del momento, come autori, per farsi scrivere una bella canzone. Certo, resta il dubbio che questi nomi stiano girando anche perché sono lì, un grande talento che non ha modo di scendere mai in campo non potrà mai dimostrare cosa sa fare coi piedi, traslo sul calcio, dal momento che i titolari sono già tutti forti. L’idea romantica, poi, che le canzoni nascano da sole, come cantava Vasco, già con le parole, beh, dai, la lasciamo appunto a arricchire il testo di un grande classico, perché vedere anche sette firme per una sola canzone, e non esattamente per Bohemian Rapsody, per altro, ci lascia intuire che il lavoro da mestieranti, a tavolino, non sarà poi così poetico, ma è molto ma molto vincente. Lo dico perché viviamo in epoca di complottismi, si parla spesso di lobby e amichetti, e per certi versi quel che ho scritto potrebbe anche indurre a pensare che così è, ma siamo sempre nel campo del logico e del lecito, forse non dell’etico, ma nessun autore indipendente è comunque stato maltrattato durante la stesura del cast di Sanremo. Il fatto che ascoltando i trenta brani ci sia stata come la sensazione di una certa omogeneità, la cassa dritta onnipresente, per dire, alcune canzoni che, fossimo nella tavola di Mendeleev occuperebbero la medesima casella, è quindi una lettura corretta, perché parliamo di canzoni scritte dai medesimi autori, prodotte anche spesso dai medesimi, molti degli autori ormai operano anche come producers (o molti producers firmano anche come autori, fate voi), di fatto tre major, Warner su tutte, grazie al lavoro del nuovo presidente, ex Sony, Pico Cibelli, seguita da Sony e Universal, la prima con dieci, la seconda con sei e la terza con quattro, e poco più di tre edizioni, Universal Music Publishing a fare da leone, seguita da Eclectic e Curci Edizioni, lì opera anche Luca Chiaravalli, che di Sanremi ne ha già vinti due, con gli Stadio e con Gabbani, quest’anno in gara con Loredana Berté, il brano che ai preascolti ha preso i voti più alti nelle pagelle della Sala Stampa, e in qualche modo è dietro il brano di Renga e Nek, in entrambi i casi dirigerà l’orchestra, queste tre, comunque hanno in mano tutto il cucuzzaro, il mercato dispostissimo anche quest’anno a accogliere i frutti di questo lavoro, come i tre primi posti della classifica FIMI del 2023, rispettivamente occupati da Cenere di Lazza, seconda classificata a Sanremo, Due vite di Marco Mengoni, prima classificata a Sanremo, e Supereroi di Mr Rain, terza anche al Festival, come in effetti poi anche la quinta posizione, Tango di Tananai, ben dimostra. Chiambretti, ai tempi, ha coniato il claim “comunque vada sarà un successo”. Accadrà anche quest’anno, e ne godranno comunque quelli che di successi ne sfornano anche tutto il resto dell’anno. Andate in pace.
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